pedrotti

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Chardonnay e Nosiola

Spesso ci si dimentica che il vino è, comunque, un prodotto agricolo. Si sventola la bandiera delle filosofie produttive, si inneggia al decorso naturale del vigneto, si proclama la tutela dell’ambiente e il rispetto per la materia prima, ci si nasconde dietro i nomi ridondanti delle etichette, fino a trarre piacere dal loro valore economico ancora più che dal loro essere. Eppure il vino rimane lì, vivo, dentro un vetro che tenta di proteggerlo. Rimane vivo ad affermare la propria identità, così originale, così irripetibile, pronto a ricordarci ad ogni vendemmia che è molto più di ciò che siamo abituati a pensare forse per retaggio, forse per imposizioni di dogmi o, forse, per incapacità di guardare.

Sono produttori come la famiglia Pedrotti, a scuotere le certezze stantie. Loro scelgono di interpretare un’uva, ritenuta riconoscibile per celebri caratteristiche, attraverso una prospettiva completamente nuova e del tutto “naturale”. Con tale parola intendiamo la valorizzazione di ciò che esiste e non di ciò che si crea artificiosamente per soddisfare un’idea o un’aspettativa, per compiacere quella rettitudine assunta in nome di un presunto ordine. Poiché se è vero che lo Chardonnay è un vitigno riconoscibile nel calice per le sue inequivocabili doti di eleganza e finezza, per le tracce di fiori bianchi e di vaniglia, per quella gentilezza suadente e setosa che lo rende spesso e volentieri la prima ballerina, è ancora più vero che lo Chardonnay non è esclusivamente questo.

L’azienda Gino Pedrotti coltiva le proprie uve a Lago di Cavedine, in provincia di Trento. Qui, dà vita a otto etichette, ripartite fra bianchi, rossi, un vin santo e un’ottima selezione di grappe. Vanta una storia di ben centodiciotto anni e, oggi, vede la famiglia Pedrotti ancora lì, in prima linea, a portare avanti l’attività agricola tramandata di padre in figlio. Ma non è nemmeno questo a renderli viticoltori degni di nota. Ciò che li rende fuori dal comune e meritevoli di stima sono i loro prodotti. Sono vini che nascono da un’osservazione della vite e da una familiarità estrema con i suoi frutti, tanto da averne potuto comprendere – o perlomeno intuire profondamente – le complesse e infinite variabili. La mano dell’azienda Gino Pedrotti sa accogliere le uve, ancora più che coglierle, e trasformarle in un nettare che sfugge alla prigionia dei luoghi comuni, degli stereotipi e del “conosciuto”.

Lo Chardonnay interpretato da Tullia, Clara e Giuseppe – oggi alla guida dell’azienda Gino Pedrotti – così come la Nosiola, consegnano un risvolto nuovo del carattere di queste uve. Le più o meno intense macerazioni ne estraggono il lato più intenso, terroso, vibrante e a tratti rude, senza tuttavia adombrare mai quei tratti di eleganza che ne contraddistinguono il succo, da sempre. Un vino come questo accoglie l’interezza di una bacca che è più viva di ciò che si è abituati a pensare, e più veemente. Più coriacea e complessa, più scura, capace di restituire realismo anche alla figura femminile, spesso associata a tale vitigno in nome di un’eleganza ai limiti dell’ideale.

Ad agricoltori come questi si deve un ringraziamento, poiché sono proprio i loro frutti a ricordarci che il miglior vino, forse, è quello che non si è ancora bevuto.

Vigneti delle Dolomiti IGT Nosiola 2018

Colore giallo dorato, impregnato di quella intensità che lo caratterizza in ogni aspetto del suo essere. Intenso nel colore, forte nel profumo, dirompente al gusto. Il naso trattiene una complessità fatta di dolcezza, rudezza, ostinatezza e mansuetudine. Ricorda il profumo di una pesca matura e la terra dei boschi che sprigiona il suo spirito sotto i colpi incessanti della pioggia. C’è una nota pungente, insistente, camaleontica, che assume le sembianze della resina di pino così come quelle dello smalto. E poi la suadente violetta, il miele, la propoli, una leggera scia di menta. Il sorso è sapido, ma anche molto fresco. Danza nel palato attraverso i ricordi di caffè e di frutta gialla. Afferma la solidità del suo corpo pieno, eppure snello, capace di volteggiare ora sulle punte, ora su entrambi i piedi, fino ad allontanarsi in un ricordo soffuso.

Vigneti delle Dolomiti IGT Chardonnay 2018

Il colore riporta alle tinte leggermente ambrate, seppur con una tonalità tenue che lascia margine per una bella trasparenza. La sua componente terrosa, al naso, non adombra quel cenno gentile e sofisticato che lo rende un vino dal profilo elegante. Mughetto e lavanda si legano a una nota di castagne, una di miele e a una finissima traccia erbacea di essenze aromatiche, nella tessitura di un profumo composto e setoso ma anche forte, intenso e soprattutto incisivo. Bocca apparentemente morbida e soave nell’ingresso, che poi rivela la fermezza sapida trainata in persistenza. Intrigante e inaspettato, spiazzante, identitario al massimo ma affatto prevedibile. Accenna le sue delicate movenze varietali impreziosite da un carattere che non sempre si ha il coraggio di lasciar emergere. Riporta alla terra, alla sua origine, alla tempra delle fibre vegetali di cui sono fatte la pianta e il suo acino. Ricorda qualcosa di vero, che non estremizza un dettaglio ma abbraccia tutto, pur consapevole che ci sarebbe ancora tanto da dire.