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Nello stato Rio Grando do Sul si punta sul Metodo Classico da uve Pinot Nero e Chardonnay grazie all’enologo trentino Massimo Azzolini

C’è chi la vendemmia la fa a settembre e chi a gennaio… infine c’è chi la fa sia d’estate che d’inverno! 

Il protagonista è Massimo Azzolini, trentino di 56 anni già insignito del premio Luigi Veronelli quale “Enologo emergente d’Italia” (correva l’anno 2008) che d’estate raccoglie uve e vinifica dal Trentino al Piemonte, passando per la Franciacorta, e d’inverno ha iniziato a vendemmiare men che meno in Brasile. 

Azzolini da alcuni giorni è impegnato nella città di Encruzilhada do Sul dello stato Rio Grande do Sul, incastonato tra Uruguay e Argentina a sud del Brasile, nella vendemmia delle uve di Pinot Nero e Chardonnay con cui fare il Metodo Classico “verdeoro” che l‘Azienda Agricola Sabià – di proprietà di un importante gruppo con interessi imprenditoriali variegati – darà alla luce mettendo in produzione 50 ha di vigna, con l’obiettivo di vendere in tutto il Sud America. 

Una tenuta agricola di 440 ha complessivi e dei quali 100 destinati ad ulivo (l’Azienda è infatti già impegnata nel produrre olio EVO di altissimo pregio). 

“Sono emozionato per la bellezza dei luoghi, la generosità della natura e la qualità delle uve. Sono convinto si possa fare un eccellente lavoro perché il potenziale tra campagna e cantina è davvero enorme, ma del resto non poteva che essere così visto che anche maison di champagne sono già presenti qua attorno per realizzare prodotti destinati al Sud America” racconta al telefono Azzolini raggiunto mentre è all’opera nella parte di Brasile che vanta il più forte collegamento con la matrice italiana degli immigrati.

“In zona – precisa Azzolini – ci sono molti discendenti di coloro che in particolar modo dal Triveneto partirono alla ricerca di fortuna. È come una storia che non si è mai interrotta e le origini non si cancellano: c’è ancora grande amore per l’Italia e tutto ciò che proviene dal Belpaese”.

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collaboratori dell’Azienda Sabià

Alla vendemmia seguiranno pressatura, fermentazioni, tiraggi e tutte le varie fasi di preparazione alla rifermentazione in bottiglia. “Il personale della cantina è molto preparato, non è difficile rapportarsi tecnicamente. Sono convinto che si realizzeranno degli ottimi vini anche se ci vorrà pazienza perché dovranno rimanere sui lieviti almeno 36 mesi…” racconta Azzolini puntualizzando: “Rimarrò qua alcune settimane, ma poi tornerò altre volte durante l’anno per verificare l’avanzamento produttivo ed effettuare gli assaggi canonici. In fondo questo vino, pur essendo brasiliano, ha dentro di sé tanto di italiano”.

Ci salutiamo con l’auspicio di poterlo degustare al più presto. 

 

credit photo: Azeite Sabià