Logo Figliej2_evidenza

Tempo di Lettura: 7 minuti

Figliej: un’avventura che profuma d’amore

Dopo alcune visite durante le quali ti capita di emozionarti, ti senti un po’ cresciuta e quando torni a casa, per qualche minuto, tutto ti appare diverso. Ti accorgi che alcuni incontri ti fanno aprire la mente, ti donano sensibilità e perché no ti senti parte di quella famiglia che hai appena conosciuto. Oggi con loro sono andata oltre, sono entrata dentro a un progetto di vita, di coppia, a una sfida che profuma d’amore e cerco di raccontarvelo esattamente nel modo in cui l’ho vissuto 

In compagnia dei proprietari Bianca Seardo e Riccardo Prola, proiettano subito nella loro realtà attraverso il racconto della loro storia e delle caratteristiche del luogo di nascita dell’azienda. 

Elisabetta Azzolini, Riccardo Prola e Giulia Carelle in mezzo ai vigneti_testo

Elisabetta Azzolini, Riccardo Prola e Giulia Carelle in mezzo ai vigneti

Bianca ha conosciuto suo marito Riccardo una decina di anni fa, prima di allora non si era mai avvicinata al mondo del vino e neppure alla viticoltura ma grazie all’amore è entrata in questo magnifico mondo. Riccardo, in realtà, ha il vino nel sangue, fa vino da sempre ed è nato proprio nella cucina della cascina dove adesso vive insieme a Bianca e alla loro bimba Nora. 

La mia famiglia ha sempre avuto gli animali e prodotto il vino da più o meno sette generazioni circa, sempre a Figliei praticamente. Così nel 2016, in onore del mio passato e delle mie origini, nasce la nostra azienda omonima acquisendo fin da subito la certificazione biologica. Il discorso su quest’ultimo aspetto si fa un po’ più complicato in quanto l’azienda è biologica al cento per cento per quanto riguarda i pascoli e gli ovini, mentre per la conversione ufficiale dei vigneti devono passare tre anni dall’adesione allo schema biologico. Tuttavia, dal momento che stiamo ancora acquisendo vecchie vigne, le uve non possono essere ancora vinificate interamente come biologiche, sebbene tutti i trattamenti e le modalità di gestione lo siano già” –  racconta Riccardo. 

La scelta dell’Azienda è quella di avere il tutto più concentrato e vicino possibile per una questione di praticità, visto che lavorare la terra in queste zone ricordiamoci è un’impresa davvero eroica. Le viti qui sono strappate alle rocce e il vero segreto della buona riuscita di tutto questo lo conoscono solo degli “innamorati pazzi del posto”, e loro di certo lo sono. 

Ad oggi sono arrivati a un ettaro e mezzo con ancora mezzo ettaro da piantumare di vigneti ma in totale gestiscono 14 ettari di terreni fra boschi, pascoli, castagneti e terrazzamenti ancora abbandonati – con l’obbiettivo di lavorare in futuro. La maggior parte si trovano a Settimo Vittone e una parte a Traversella, luogo di grande biodiversità a cui Bianca è particolarmente affezionata in quanto si occupa anche di erbe spontanee.  La loro vigna più rappresentativa è proprio quella che si raggiunge per prima siccome è adiacente alla loro casa; qui l’esposizione dei vigneti è molto particolare poiché è completamente a sud e per questo motivo è stato accreditato come uno dei vigneti migliori della valle. 

Figliej_header

Aziena Agricola Figliej

Vino, Cultura e Legalità sono i tre ingredienti che stanno cercando di combinare insieme.

Guardare il proprio paese e lasciarlo in balia degli eventi non è ciò che succede qui in casa Figliej, bisogna metterci la faccia e perseguire una propria filosofia e identità, con estremo coraggio. Loro non sono solo produttori di vino ma bensì mi piace definirli “produttori di paesaggio”, fare vino in una zona come quella di Settimo Vittone non è solo un lavoro ma deve essere davvero una grande passione. 

Una vera e propria vocazione e a dare conferma di questo sono gli occhi e le parole di Bianca:

Ci vuole grande passione per quello che si fa ogni giorno e per quello che si produce che non è solo vino ma è un territorio. I nostri vigneti sono ubicati su terrazzamenti costruiti con muri in pietra a secco, un territorio davvero suggestivo che i nostri antenati hanno strutturato e che noi abbiamo il dovere di mantenere. Se vogliamo vivere in sicurezza, gestire le acque, la pioggia, le frane, gli eventi alluvionali e gestire anche la biodiversità, abbiamo bisogno di un territorio fatto in un certo modo e quindi dobbiamo salvaguardare anche questo paesaggio. Abbiamo una responsabilità sociale dal punto di vista della sicurezza ma anche della bellezza, si dice sempre di più che il paesaggio è un bene comune e se non ci fosse nessuno che lo produce e lo accudisce anche tutti i turisti, i visitatori della domenica non avrebbero a disposizione queste mete che sono anche fonte d’ispirazione e di benessere psicologico”. 

Nelle loro vigne si trovano viti molto vecchie alcune delle quali sono state piantate addirittura dal nonno di Riccardo. La loro idea è quella di gestire tutte le vecchie vigne e intervenire gradatamente là dove necessario sulle viti e sulle strutture. Reintegrare le viti che si ammalano, ricostruire i pilùn, andare a sostituire dove è presente il cemento delle pergole con il legno di castagno, investendo in un’economia circolare. Fa parte del loro progetto anche quello di portare a regime un vigneto che hanno acquisito a Borgofranco – una tenuta di un colonnello di nome Pessione con una superficie di circa un ettaro – disposto tutto a terrazzamenti, dove sono presenti circa ottocento pali di pietra al suo interno, unico nel suo genere qui in Canavese. 

In tutte le loro vigne Darecà, Teit, Vigna Grosa e Vigna del Paradis che si trovano a un’altitudine che va dai 300 ai 450 metri s.l.m. è presente principalmente come uva il nebbiolo qui chiamato Picotendro allevato esclusivamente a pergola per un motivo sempre legato alla storicità e tipicità di questi posti e al mantenimento del paesaggio tradizionale, ma se associamo a questo fattore una visione passatista siamo fuori strada.

Da questa presa di coscienza nasce la necessità di Riccardo e Bianca di un cambiamento per un’agricoltura in sintonia con la natura, con la terra e con gli uomini. 

Il loro obbiettivo è proprio quello di mantenere e migliorare le potenzialità del nostro territorio attraverso la biodiversità storica di quest’area: particelle con il giro di pergola sul perimetro; all’interno un orto oppure alberi da frutto e sotto tutto il foraggio. Tutto questo favorisce anche la comparsa in vigna di molte specie di erbe spontanee e aromatiche che oltre a raccontarci molto del terreno e del suo stato attirano insetti utili e creano un ambiente complessivamente più sano.

Per loro questo significa no diserbo chimico, no trattamenti antiparassitari sistemici, no trattamenti chimici o fertilizzanti. Utilizzano per fare i trattamenti prodotti a base di alghe e oli essenziali di agrumi e durante tutto il periodo invernale pascolano le pecore in vigna. Un lavorare in vigneto che prevede meno chimica e più vicinanza e rispetto alle piante e per ogni forma di vita. 

Figliej_testo

Azienda Agricola Figliej, la biodiversità

L’incontro con il vino 

La prima volta che andai in visita da loro mi fecero assaggiare il loro primo vino di nome Chèmp e oggi, lo ritrovo qui, muoversi in uno spazio e dimensione diversa. Una mescolanza di tante personalità, uva rara, neretto gentile, nebbiolo, bonarda, croatina, barbera, chatus, cabernet vengono vinificate come una volta. Vendemmia manuale nella seconda metà di ottobre. Pulizia e selezione manuale degli acini. Fermentazione spontanea su lieviti indigeni, in tini di legno. Macerazione lunga sulle bucce con rimontaggi giornalieri manuali. Affinamento in acciaio il primo anno e in bottiglia i due successivi. Mentre aspetto gli altri, mi siedo e osservo da fuori lo spettacolo di questa terra, ne immagino il passato e ne sogno il futuro. Non riesco a trattenere il mio entusiasmo di fronte all’ostinato e ammirevole “eroismo” di viticoltori, che riescono a rendere possibile il miracolo nato dal sudore e dalla passione, e ce lo servono in maniera semplice, in un bicchiere.

Mille sfumature di giovinezza speziata, erbacea, balsamica e fruttata accompagnano a ritmo costante il profumo del tabacco e della marasca. In bocca è freschissimo, elegante e dall’anima contadina per autenticità, slancio e ispirazione.

Chèmp 2018 Figliej_testo

Chèmp 2018 Figliej

Oggi conosco finalmente un’altra loro creazione, il Darecà, un’anima solista del 2018: nebbiolo Picotendro in purezza proveniente da vigneti storici che arrivano anche a 100 anni di età. Vendemmia manuale nella seconda metà di ottobre, anche qui pulizia e selezione manuale degli acini. Fermentazioni spontanee sui lieviti indigeni in tini di legno. Macerazioni lunghe sulle bucce con follature giornaliere manuali. Per questo Canavese Rosso DOC è previsto un affinamento di un anno in botti di legno esausto e in bottiglia i due anni successivi. Dopo mesi di attesa, oggi è arrivato il momento di sognare con lui: in questa casa avvolta nella calma più assoluta, scaldata da una bambina con gli occhi pieni d’amore, capisco oggi che nulla è cambiato nei mesi di lontananza.  Parlavamo tutti insieme, ci scambiavamo opinioni su quella che è la nostra passione ma quel giorno io sorridevo di più con lui. Dalla testa ai piedi. 

Balsamico, mentolato, con tratti ematici continuava a ispirarmi. Ecco, le voci cominciavano a districarsi le une dalle altre, su tutte spiccava quella bassa e profonda del terroir, roccioso, detritico, austero quasi si confondeva con il timbro di Riccardo. Sotto c’era quella dolce, calda, amorevole di Bianca che seppe calmarmi il cuore… 

Daracà 2018 Figliej_testo

Daracà 2018 Figliej

Ci sono storie che ti trasportano, che ti donano la consapevolezza del mondo. La storia di Bianca e Riccardo rappresenta una di quelle storie con cui un giorno farò addormentare i miei figli perché insegna e aiuta a crescere in modo sensibile.