marchese anselmo

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Profondità e identità

Ultimamente mi faccio parecchie domande sulla longevità del vino”. È facile immaginarsi il Marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga che cammina fra i vigneti di proprietà, nell’immensità della Tenuta San Leonardo. Attraversa le vigne nell’ora più bella del tramonto, quel tramonto che lì, dalla piana di Avio, non riesce più a vedere come accadeva nel periodo trascorso a Roma. Il tramonto gli manca come un affetto caro, tanto da risvegliare un po’ di nostalgia che, come succede in tutti gli animi fini e sottili, devia verso un turbinio di domande. Sono domande poste con veemenza certe volte, mentre certe altre si sollevano da terra come la brezza tiepida della primavera, piano, dando tempo all’intimità di assorbirle e farle proprie.

Un uomo dall’intelligenza acuminata e dall’occhio profondissimo. È un occhio che corre rapido tra i filari, si arrampica sulle montagne, rimbalza nel cielo e torna giù, fra i suoi boschi, per poi rientrare a casa, dentro quell’animo sfaccettato che sa cogliere il realismo di una scelta di vita complessa come lo è quella del vignaiolo. “Il vino è un mondo dove l’orizzonte è lontanissimo e il desiderio gigantesco, ma è un mondo che ti dissangua se qualcosa va storto” dice, lasciando trapelare dai contorni delle parole una sorta di devozione vitale alle sue vigne, che sembrano rappresentare i pilastri portanti di una vita spesa a guardare la varietà della natura rendendola argomento di confronto, di relazione, di domande private e di costante, instancabile ricerca, sia personale che professionale.

La gamma dei suoi vini nasce più o meno da questo spirito curioso, parimenti nobile e genuino, figlio della bellissima tempra paterna. San Leonardo è il vino di punta. E lo è perché possiede quella rarissima capacità di rispecchiare in tutto e per tutto la mano di chi lo fa. San Leonardo è un vino elegantissimo, che non ha bisogno di imperativi duri, di corazze spesse o di grezze amplificazioni. San Leonardo, con quel suo magico blend di 60% Cabernet Sauvignon, 30% di Carmenère e 10% di Merlot, è un vino che, come ci ricorda il Marchese Anselmo “non deve essere perfetto, ma deve avere un’identità”. Nel San Leonardo, tuttavia, l’identità non si limita allo stile, bensì trabocca in un’individualità che è frutto imprevedibile di una commistione vivace di eventi. San Leonardo, forse più di altri vini, fa della sua setosa delicatezza di intenti una forza spiazzante di personalità. Una personalità sfuggente all’assoluto e calata appassionatamente nell’accadimento della vita, con tutte le sue rughe e le sue fortuite fioriture.

La classe dei Marchesi Guerrieri Gonzaga abita le terre affaccendate del lavoro agricolo, dalle quali padre e figlio hanno ereditato pragmaticità e sorrisi. Dalle loro sensibilità e le loro acutezze nasce un vino come il San Leonardo, che spesso si presta a verticali e degustazioni mozzafiato. Sono degustazioni speciali, queste, così tanto pregne di tempo da sembrarne paradossalmente prive. Prive di un tempo misurabile e affidate alla potenza delle emozioni, che fissano i capitoli della vita dentro le fibre degli oggetti che la compongono, fra le pieghe dei ricordi immateriali e nella profondità delle storie umane che si intrecciano senza sosta. Come fa la vigna con il suo tempo.

San Leonardo 2000

Impressionate. Impressionante per la sfaccettatura di un profumo che porta alle note erbacee della salsa di pomodoro, poi su quelle penetranti del tabasco e, infine, su una trama contesa fra il terroso e il balsamico. Ammalia, la bocca, con quell’incedere soave, delicato, morbido, evoluzione di un tannino elegantissimo. Poggia ancora entrambi i piedi sulla solidità di una struttura scultorea e snella, dove accade lo svolgersi di un sorso meravigliosamente tridimensionale e complesso, che ribatte la determinazione fresca in persistenza come fosse un dondolo, un’eco che sfuma finemente verso l’orizzonte mescolandosi all’aria e delegando la propria esistenza al ricordo.