Live Wine 2022_evidenza

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Milano, il Palazzo del Ghiaccio ospita anche quest’anno la fiera dei vini Artigianali che prende il nome di Live Wine. 

Il Live Wine  è una manifestazione caratterizzata da una forte presenza di piccoli produttori: realtà che operano secondo le indicazioni della scuola biodinamica e con un buon rappresentativo del panorama straniero. 

Molti i nomi a me ancora sconosciuti mi hanno portato a stilare una ferrea lista per non trascurare nessuno. Girando e assaggiando tra i banchetti abbiamo trovato tanti modelli di viticoltura molto estremi, devo quindi fare necessariamente una premessa. 

Questa tipologia di vino che definiremo Vino Vivo, in linea con la definizione degli organizzatori della fiera, non possiede le caratteristiche di perfezione e stabilità delle vinificazioni più convenzionali – e a mio parere soffre particolarmente l’assaggio che si può farne a una fiera. Sono vini che hanno bisogno di tempo, che possono celare le loro caratteristiche per poi mostrarle dopo un contatto con l’ossigeno più prolungato e sono soggetti a una forte variabilità a seconda della bottiglia.

Bisogna però distinguere un’artigianalità stilistica da una vinificazione scorretta, difatti, come già trattato in precedenza, sotto alcuni difetti si possono nascondere problematiche anche per la salubrità del prodotto e la qualità dello stesso. La ricerca meticolosa ci porta poi a individuare prodotti eccezionali connubio di precisione e sapienza enologica unita all’unicità dell’artigianalità. 

Il primo produttore incontrato con queste caratteristiche brillanti e uniche è Ferdinando Principiano, in tutta la linea da lui presentata abbiamo trovato vini identitari, puliti e molto eleganti.
Punto di forza comune sicuramente un’ottima beva. Il Barolo Serralunga annata 2018 rientra tra le bottiglie selezionate della giornata; al naso il frutto è ancora fresco e sicuramente potrà esprimersi al meglio con il tempo e come poi ritroviamo in bocca i terziari rendono il Barolo estremante riconoscibile, finezza in bocca e tannicità equilibrata lasciano spazio a un finale balsamico. A mio gusto personale un ottimo prodotto. 

Rimaniamo in Piemonte, felice scoperta Silvio Morando che ci stupisce con il suo Grignolino 2021 – già lo pregustavo in abbinamento a una buona zuppa di pesce. Il tannino, difficile da gestire se si vinifica l’uva grignolino, è sottile e piacevole con un’acidità importante che lo rende fresco e beverino. Apprezzata anche la Barbera Superiore Le Coste.

Buttiamo un occhio alla Francia e troviamo un’espressione molto interessante del Riesling Alsaziano, da provare Clément Lissner il suo Wolxheim Riesling 2020 è una vera lama con acidità e mineralità estremamente affilate; al naso litchi e pietra focaia. Siamo sul filo del rasoio. Sicuramente non è un vino facile da capire, un vino da riassaggiare con più calma. 

Rimanendo concentrati sull’estero, una sicurezza e conferma è rappresentata da Weingut Molitor di Achim Molitor: il nome che ci ha colpito con la sua stupefacente verticale di Riesling 1999, 2001, 2014, 2015, 2018. Annate profondamente diverse ma con un denominatore comune: l’esaltazione del varietale, il bellissimo idrocarburo e l’evoluzione degli aromi senza rinunciare alla freschezza rimasta in tutte le diverse annate. Tra tutte la 2001 si mostra in formissima con un naso ricco e complesso e un finale molto lungo. 

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Weingut Molitor di Achim Molitor

Troviamo l’ultimo vino che ci ha colpito grazie al consiglio di un amico incontrato tra i banchetti. Una delle cose fondamentali della degustazione di vino, che il covid ha messo a dura prova, è proprio la compagnia e il confronto con gli altri. 

Sicilia, azienda Barraco, quattro vigne di grillo differenti con metodi di vinificazioni diversi presenta Altomare: base solo acciaio, grappolo intero, alto grado e una parte del loro Biancammare; il tutto affina in botti di castagno per sei mesi. Altomare è un vino con un’espressione molto particolare, dal naso floreale al gusto si mostra con note salmastre e di erbe aromatiche molto intrigante. L’assemblaggio di quattro tipologie diverse non trova grande equilibrio, tuttavia, la beva non ne risente rendendo il vino molto piacevole. 

In conclusione, usciamo dalla fiera con alcuni dubbi e nuove scoperte, purtroppo nel percorso abbiamo trovato anche realtà che hanno confuso molto il nostro assaggio, se si fa la scelta di artigianalità bisogna essere consapevoli del percorso difficile che si profila, ma la difficoltà di un percorso non giustifica una minor qualità nel prodotto finito, un vino artigianale è sicuramente più “semplice” ma non più facile. 

Il vino che ci piace non è un semplice prodotto ma un alimento vivo accompagnato nella sua trasformazione da un artigiano che non utilizza additivi non dichiarati in etichetta. Live Wine 

Citando Bruno Munari “complicare è semplice, semplificare è difficile”, il pensiero si adatta bene a queste vinificazioni tradizionali dai metodi semplici ma estremamente difficili se si vuole raggiungere, come nelle bottiglie che ci hanno colpito, risultati eccezionali. 

Giacomo Gioia