Grandi Langhe 2024_testo

Tempo di Lettura: 9 minuti

Grandi Langhe 2024 spiegano (forse) perché le Langhe e il Roero sono e resteranno Grandi

Anche quest’anno alle OGR di Torino si è tenuto Grandi Langhe 2024, due giorni in cui 300 cantine hanno presentato le nuove annate di Barolo, Barbaresco, Roero e delle altre denominazioni di Langhe e Roero a un vasto pubblico di professionisti provenienti dall’Italia e dal mondo. Come sempre, l’evento è stato promosso dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e dal Consorzio di Tutela Roero, con il supporto della Regione Piemonte, e con il sostegno di Intesa Sanpaolo.

Grandi Langhe non è stato solo un ottimo evento di promozione commerciale, ma un momento per riflettere sulle strategie e le prime mosse su alcune tematiche molto importanti che stanno a cuore ai produttori langaroli e roerini, che hanno il dichiarato obiettivo di proseguire sul sentiero del successo che questi territori stanno vivendo, e, se possibile, ampliare la notorietà e la qualità dei prodotti alla base del ricco presente senza essere chiamati a modificare il terroir, il territorio e il modello di comunità che ci vive.

Grandi capacità promozionali e commerciali

Partiamo dagli aspetti promozionali e commerciali. Grandi Langhe si conferma un importante appuntamento internazionale nel ricco calendario del vino mondiale. Grandi Langhe 2024 ha registrato il rafforzamento della presenza internazionale con più di 120 top buyer selezionati da oltre 30 Paesi tra cui USA, Canada, Australia, Brasile, Giappone, India, Cina e Hong Kong ospiti diretti del Consorzio.

Successo anche per la collaborazione con il Consorzio Alta Langa presente con un proprio banco istituzionale con oltre 40 etichette. Appuntamento all’edizione 2025, sempre a Torino, il 27 e 28 gennaio 2025, dove i Consorzi interessati confermeranno, ne siamo sicuri, l’alto livello qualitativo e organizzativo della manifestazione. Ma il Consorzio non riposa sugli allori e ha programmato la prossima tappa: il “Barolo&Barbaresco World Opening”, il prestigioso evento che porterà a New York, il 19 e 20 marzo, 180 aziende del Consorzio per presentare le nuove annate di Barolo (2020) e Barbaresco (2021) ai professionisti d’oltreoceano.

Grandi Langhe_testo2_2024

Barolo&Barbaresco World Opening

Per migliorare è necessario cambiare, o forse no

Le Langhe e il Roero sono brand di successo e modificare qualcosa dell’oliato meccanismo potrebbe far andare fuori giri la macchina. D’altro canto, i Consorzi sono ben consci che esistono sempre aspetti che possono essere migliorati e che il futuro avanza, specie se si tratta di clima, e non tenerne conto sarebbe stupido.

Nei giorni di poco precedenti Grandi Langhe 2024, il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani ha presentato al proprio mondo produttivo alcune proposte di modifica dei disciplinari Barolo e Barbaresco, approvate dal CdA, per sentire le opinioni in merito e confrontarsi con le idee dei produttori, unici titolari collettivi delle decisioni finali sui disciplinari di Barolo e Barbaresco che il Consorzio tutela. 

Su questi punti di modifica saranno solamente i produttori a prendere una decisione in merito attraverso gli strumenti che la legge mette a disposizione, ovvero la raccolta firme: 66 % della superficie totale dei vigneti oggetto di dichiarazione produttiva e 51% della produzione imbottigliata nell’ultimo biennio per l’approvazione delle seguenti modifiche dei disciplinari” 

  1. La limitazione della zona di imbottigliamento per Barolo e Barbaresco (che per legge deve coincidere con la zona di vinificazione). Questa è una misura, la più urgente, che si rende necessaria proprio per la salvaguardia delle denominazioni, da un punto di vista tecnico e commerciale. I disciplinari, che sono stati redatti tra gli anni ’60 e ’80, non ponevano limitazioni all’imbottigliamento, come la stragrande maggioranza delle denominazioni Italiane, in quanto era impensabile all’epoca trasportare il vino a lunghe distanze mentre ora tale possibilità esiste grazie allo sviluppo tecnologico. Il Consorzio ci tiene a precisare che questa è l’unica misura caldeggiata, per la sua importanza con connotati di urgenza e necessità. 
  2. L’interscambiabilità e reciprocità tra le due zone – Barolo e Barbaresco – per la vinificazione e imbottigliamento. La modifica, qualora venisse approvata, consentirebbe di poter vinificare ed imbottigliare il Barolo nell’area di produzione del Barbaresco e nell’area di produzione del Barolo di poter vinificare ed imbottigliare il Barbaresco, con l’esclusione dei territori siti nella parte sinistra del fiume Tanaro. Si precisa che la zona di produzione delle uve rimane invariata per le due denominazioni, come prevista dal 1966. 
  3. L’eliminazione del divieto di impiantare vigneti di Nebbiolo atti a Barolo o Barbaresco nei versanti collinari esposti al Nord. In funzione delle condizioni climatiche che stiamo sperimentando e per fronteggiarne gli effetti, si è proposta questa modifica così da iniziare a ipotizzare soluzioni e adattamenti a problematiche che sono sotto l’occhio di tutti. Si precisa che la superficie vitata di Barolo e Barbaresco è attualmente contingentata da bandi che regolano l’iscrizione alla denominazione e pertanto l’eventuale eliminazione dell’esclusione del versante Nord non implicherà in nessun modo l’aumento di tale superficie, ma fornirà solamente una possibilità agronomica aggiuntiva a disposizione dei produttori. 
  4. Aggiunta delle menzioni comunali per la denominazione Barbaresco. La denominazione Barbaresco non prevede, a differenza del Barolo, tale possibilità e di conseguenza si chiederà di poterla introdurre così come lo è già per il Barolo.
  5. Consentire l’utilizzo di grandi formati (superiori ai 6L). Attualmente è consentito l’utilizzo di formati superiori ai 6 lt solo per scopi promozionali, attraverso autorizzazione ministeriale e con esenzione di contrassegno e solo per cessione gratuita. La modifica permetterebbe ai produttori di utilizzare formati di capacità superiore e sino a 18 lt anche per la vendita.

Grandi Langhe_testo4

Le prime voci raccolte tra i produttori parlano a favore della limitazione della zona d’imbottigliamento perché c’è il rischio che i grandi gruppi vinicoli e finanziari possano lanciarsi su questo business e imbottigliare il Barolo o il Barbaresco sfuso all’estero; quindi, bisogna approvare il divieto al più presto.

Per quanto riguarda la cosiddetta “interscambiabilità” e “reciprocità” tra le zone di Barolo e Barbaresco per la vinificazione e l’imbottigliamento, i produttori favorevoli plaudono alla reciprocità per favorire i produttori e sollevarli dalla necessità di costruire una cantina apposta per rientrare nella denominazione. Ma la proposta sta raccogliendo molte resistenze perché l’approvazione richiederebbe di intensificare i controlli per evitare comportamenti disonesti. 

Quanto all’uso dei vigneti sui versanti a nord, il dibattito è intenso come sulle altre tematiche collegate al cambiamento climatico. Alcuni produttori sono attendisti e chiedono maggiori informazioni perché non c’è la sicurezza sulla situazione climatica a cinque o dieci anni; inoltre vitare sui versanti nord porta un forte rischio di monocoltura. Altri produttori attendisti ritengono che sia vero che c’è il cambiamento climatico, ma le esposizioni sono ottime e sarebbe eccessivo allargare.

I produttori favorevoli vedono i vigneti a nord come un’esigenza tecnica di produzione imputabile alla siccità delle ultime annate; inoltre, non sempre nelle attuali esposizioni si trovano le uve migliori. Ricordano, infine, che in passato imprenditori blasonati si sono spostati in Alta Langa dove un tempo c’erano le piste da sci, senza destare scandalo. Il dibattito è aperto.

“Vade retro” investitore esterno!

Negli ultimi tempi un timore corre tra i filari delle Langhe: l’arrivo del grande investitore vinicolo o, peggio, del grande investitore finanziario che non avrebbero a cuore il territorio ma solo il profitto, snaturando l’essenza del terroir “Langhe”. 

Organizzato dal Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, e inserito nel programma di Grandi Langhe 2024, l’evento Langhe (Not) for sale, sul tema del valore della comunità e dell’identità dei territori vitivinicoli, ha esplorato le percezioni dei proprietari nei confronti degli investimenti esterni al territorio e le loro propensioni rispetto alla vendita e alla tutela del valore della comunità.

Grandi Langhe_2024_testo

“Abbiamo scelto di concentrarci su questo argomento – spiega Matteo Ascheri, Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – per comprendere, a fronte di dinamiche esogene legate alle valutazioni e ai prezzi dei terreni di pregio per la produzione del vino nelle zone maggiormente vocate del mondo, quali fossero le posizioni dei produttori delle Langhe rispetto agli investimenti, che abbiamo definito esterni al tessuto locale, e per approfondire la visione che del nostro territorio hanno gli stessi produttori, in modo da evidenziare i fattori di rischio e le opportunità legati alla cessione, o meno, delle cantine e dei terreni nelle diverse generazioni familiari”.

Gli attuali produttori temono che il vasto interesse che i territori di Langhe e Roero suscitano possa rischiare di distorcere il mercato attuale e portare a fenomeni speculativi di carattere finanziario, che potrebbero approfittare del passaggio generazionale che si avrà a breve. Una situazione che impone, dunque, attenzione per le necessità legate alla tutela del terroir, inteso anche come comunità e alla salvaguardia dell’identità competitiva. 

La ricerca Langhe (Not) for Sale è stata svolta dal Centro di Ricerca sullo Sviluppo di Comunità e i Processi di Convivenza (Cerisvico) dell’Università Cattolica di Milano e Brescia e coordinata dalla professoressa Maura Pozzi e dal ricercatore Adriano Mauro Ellena.

Lo studio è stato condotto in tre fasi: una survey qualitativa e quantitativa ha inizialmente connotato la figura dei “Grandi Investitori Esterni (Gie)” rispetto a due cluster:, le generazioni Junior (minori di 40 anni) e Senior nelle imprese vitivinicole familiari delle Langhe. A seguire, si è proceduto, mediante focus group, ad approfondire la visione e l’identità del territorio langarolo per evidenziare quali siano i fattori che limitano o ostacolano l’ipotesi di vendita delle aziende. Infine, la somministrazione di un questionario ha inteso verificare le connessioni e le interrelazioni tra i fattori emersi nelle fasi precedenti e le propensioni alla vendita.

I risultati emersi mostrano come la tematica sia vissuta in maniera diversa dalle diverse generazioni familiari

Gli Junior considerano gli investitori in un’ottica complessa e strutturata – non monolitica, ma differenziata rispetto alle varie tipologie (fondi di investimento, multinazionali, grandi gruppi, singoli investitori) – portatori di progetti industriali e forti dotazioni di capitali. I Senior, al contrario, hanno una visione più univoca degli investitori “esterni” che operano a fini speculativi e mossi da pure logiche di congiuntura attuale e di finanza. Per entrambi i cluster si attivano processi psicologici differenti a seconda che gli investitori appartengano, o meno, al settore vitivinicolo.

Particolarmente interessante è, fuori da quelli che possono essere considerati degli stereotipi, la posizione rispetto alla vendita dell’azienda degli Junior che la considerano come una questione comunitaria cioè che incide sul patrimonio identitario e valoriale del territorio e per questo va ponderata e valutata in un’ottica collettiva e di forte attaccamento alle radici delle Langhe. I Senior ne fanno, invece, una questione aziendale perché in essa si identificano al punto tale da connettere la vendita dell’azienda alla vendita di parte di sé.

Il tema è stato approfondito in una tavola rotonda a cui hanno partecipato il Presidente del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Dogliani Matteo Ascheri, Massimo Romani, Amministratore Delegato di ARGEA, Francesco Mulargiu, dell’Associazione Vini Mamoiada e Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo.

“Non è possibile pensare a uno sviluppo e una crescita – ha detto Matteo Ascheri – che non passi da un mantenimento dei valori distintivi e della qualità che hanno reso le Langhe, nel corso dei decenni, un’eccellenza. Se penso al domani immagino più che una crescita, in termini di produzione, un incremento della qualità, fatta dalle persone, dalle cantine e dai valori. Non è possibile fare paragoni con altri territori in termini di modello di sviluppo. Contano le persone, le loro tradizioni e le loro storie. È questo il patrimonio che dobbiamo passare alle future generazioni per poter garantire loro un domani di prosperità”.

“Il modello che riteniamo vincente – ha dichiarato Massimo Romani – è quello di un corretto mix fra investimenti esterni, fatti però nella logica di continuità e di un coinvolgimento diretto delle ex proprietà e un tessuto di aziende, spesso famigliari, che mantengano inalterato il tessuto sociale e di valori. Una convivenza di anime che possono garantire il miglior futuro ai territori”.

Interessante la testimonianza di territori anche di dimensioni e capacità produttive diverse come quello di Mamoiada nel nuorese.

“Solo dal 2000 abbiamo iniziato l’imbottigliamento dei nostri vini e oggi la nostra associazione conta 40 produttori che hanno sottoscritto un disciplinare di tutela – ha dichiarato Francesco Mulargiu – per valorizzare il prodotto e il lavoro di chi ha scelto di promuovere la nostra realtà. In questo ci sentiamo un po’ simili, con i debiti paragoni, alle Langhe, perché la passione e l’attaccamento al nostro tessuto sociale è lo stesso che ho trovato visitando le cantine langarole e quello che penso sia il plus che alla fine fa la differenza anche nel vino e nel modo di raccontarlo e viverlo”. 

Valorizzare e salvaguardare l’identità territoriale per mantenere un patrimonio unico e distintivo della cultura contadina e imprenditoriale.

“Per noi è motivo di orgoglio contribuire alle riflessioni avviate – ha detto nel suo intervento Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo – che hanno a cuore le Langhe e le proprie produzioni di indiscussa eccellenza, vanto per il nostro Paese. Una riflessione sul futuro di questo territorio che attraverso la Direzione Agribusiness, rete nazionale dedicata da Intesa Sanpaolo all’agricoltura e interlocutore qualificato per il settore, si può concretizzare in una consulenza mirata anche in merito al ruolo che le nuove generazioni del vino devono assumere per rispettare le tradizioni e cogliere le opportunità della finanza d’impresa tra transizione digitale, ecologica e di sostenibilità del business”.

Grandi Langhe_2024_testo5

Le Langhe e il Roero sono consapevoli che avere territori tra i più belli al mondo e produrre vini tra i più blasonati non è più sufficiente ad assicurare il successo dei brand.

 

credit photo: Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani 

Paolo Manna