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L’AssociazioneVerduno É Uno valorizza i vini da Pelaverga Piccolo 

Il borgo storico di Verduno nelle Langhe ha fatto da palcoscenico alla prima edizione di Verduno É Uno

Un evento che ha visto la partecipazione di Edmondo Bonelli, consulente ambientale per la viticoltura, in un focus su geologia, microclimi e suoli. Il giorno seguente Ian D’Agata ha invece condotto una masterclass, con campioni del 2022, decisamente rappresentative della denominazione.

Verduno, definita sentinella delle Langhe, emerge compatta tra distese di vigne e boschi. Con i suoi 381 metri d’altitudine è riconoscibile, a chi la osserva da distanza, per il campanile che svetta sul crinale della collina. Nella prospettiva opposta, in particolare dal Belvedere immerso tra tigli e ippocastani, lo sguardo si perde nella tessitura dei vigneti, avendo, sullo sfondo, l’arco delle Alpi che incornicia e marca il confine di questo paesaggio da cartolina.

Un comprensorio che rappresenta un interessante microcosmo culturale ed enologico: qui produttori di lunga tradizione e giovani imprenditori stanno affermando, da ormai diversi anni, una crescita collettiva delle produzioni, con un significativo incremento della qualità diffusa, del numero degli interpreti, delle etichette proposte, degli investimenti sul territorio.

Oltre a essere un feudo del Nebbiolo, oltre che di un contemporaneo ed elegante Barolo dalla Menzione (MGA) Monvigliero in particolare, a Verduno si lavora di pari passo per rafforzare ed esaltare il legame storico con il vino da uva Pelaverga Piccolo, una delle varietà autoctone salvate dall’estinzione nel secondo dopoguerra, in grado di racchiudere e raccontare i caratteri della zona. 

Il vitigno

Come Pelaverga si conoscono in Piemonte due diversi vitigni autoctoni dalle caratteristiche genetiche e morfologiche autonome, coltivati in due zone distinte: per uno si utilizza l’aggettivo “piccolo” e per l’altro “grosso”, a sottolineare la differenza principale che sta nelle dimensioni dell’acino. Gli studi ampelografici degli anni ’90 dimostrano la sua estraneità al Grosso (originario delle zone pedemontane del Saluzzese, in provincia di Cuneo), dato che il Piccolo ha caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed enologiche proprie, tanto da farne una cultivar a sé stante.

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Vitigno Pelaverga Piccolo

È un vitigno adattabile e versatile, di grande vigore. Per via del germogliamento tardivo ha una buona protezione dalle gelate primaverili, una produttività elevata e costante. Si caratterizza per grappoli di dimensioni medio-grandi, di forma conica o piramidale allungata, alati e compatti. L’acino è medio-piccolo, sferoidale o ellissoidale, con buccia di medio spessore con sfumature violette e molto pruinosa. Censita come varietà medio-tardiva, normalmente l’epoca di raccolta si situava nella prima decade di ottobre, dopo il Dolcetto. Attualmente la finestra vendemmiale si sta anticipando attorno alla seconda metà di settembre. 

I due Pelaverga, piccolo e grosso, sono stati ufficialmente registrati nel Catalogo nazionale delle varietà della vite tra il 1981 e il 1994. 

L’Associazione

Nel secondo dopoguerra la cantina Comm. G.B. Burlotto aveva mantenuto attiva l’antica tradizione di vinificare il Pelaverga Piccolo in purezza. Negli anni ’50 e ’60, la produzione era divenuta esigua e difficilmente superava le 1000 bottiglie all’anno. Era frutto della vendemmia separata delle sue piante ancora presenti nei vigneti di Nebbiolo, Barbera e Dolcetto di proprietà dell’azienda e di alcuni viticoltori del paese. Nel 1972, su iniziativa del Castello di Verduno, si impiantarono nuovi vigneti interamente a dedicati al vitigno, aprendo così la strada che fu seguita via via da altri produttori. Questo passaggio rappresenta il nucleo storico per l’avvio del progetto dell’associazione dei produttori di Verduno, che si è costituita ufficialmente nel 2000, ma operava in via informale dagli anni ’80.

Le cantine fondatrici erano oltre al Castello di Verduno, Comm. G.B. Burlotto, Fratelli Alessandria, Gian Carlo Burlotto – Cantina Massara, Bel Colle, Vinandolo di Antonio Brero. Il progetto fu via via condiviso da tecnici e vinificatori. Le istituzioni sposarono la causa, a partire dal Comune di Verduno che mise a disposizione un terreno di proprietà nel Cru Monvigliero per la creazione di una vigna sperimentale. Furono coinvolte nelle attività di ricerca le Facoltà di Agraria, gli Istituti di Coltivazioni Arboree delle Università di Torino e Milano, l’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Asti, il Seminario Permanente di Luigi Veronelli. 

L’Associazione conta oggi 11 soci, mentre le cantine che producono Verduno Pelaverga sono 19, per un totale di oltre 200mila bottiglie dall’ultima vendemmia, quasi tutte reperibili intorno ai 15-20 euro a scaffale in Italia. Gli ettari coltivati a Pelaverga Piccolo sono attualmente 30.

Riteniamo interessante evidenziare il numero di bottiglie prodotte partendo dalle 204.875 nel 2022 alle 178.013 nel 2021, alle 153.519 nel 2020. Dati che confermano un interesse crescente verso la varietà e i vini da essa ottenuti.

Il Verduno Pelaverga Piccolo DOC

Approvato per la DOC con Decreto Ministeriale del 20/10/1995 (e successivamente aggiornato con le modifiche del 2007, 2011, 2014 e 2015), il disciplinare del Verduno Pelaverga (o Verduno) isola un piccolo areale di produzione che include il territorio del comune di Verduno e una porzione sita nei comuni contigui di Roddi e La Morra. Si prevede una sola tipologia di rosso fermo-secco ottenuto dalle sue uve per almeno l’85%. Al restante 15% possono contribuire altre varietà a bacca nere idonee alla coltivazione nella regione Piemonte, ma quasi tutti i vini in commercio sono in purezza. Non sono specificati nel disciplinare i tempi minimi di affinamento e il tipo di contenitore da utilizzare per la maturazione. 

Profilo del vino

Il vino ottenuto da Pelaverga Piccolo ha colore tenue di un bel rubino con toni violacei e un corredo aromatico identitario, dalla grande riconoscibilità per l’apporto speziato in particolare. Il descrittore più ricorrente è infatti il pepe (bianco e verde), ma i riferimenti possono spaziare dal curry al coriandolo. Uno studio del 2021 del ricercatore Maurizio Petrozziello evidenzia:

Questo vino è caratterizzato da un colore chiaro e da un aroma speziato unico e intenso. L’analisi di questo vino ha rilevato una concentrazione significativa di rotundone (circa 40 ng L-1), che è noto per conferire una nota di pepe distintiva e ha una soglia olfattiva molto bassa (16 ng L-1 nel vino). Le concentrazioni misurate, ben al di sopra della soglia di percezione, potrebbero collegare direttamente il rotundone alle note speziate evidenziate dall’analisi sensoriale dei vini Pelaverga”. 

La masterclass

Sotto la guida capace di Ian D’Agata abbiamo assaggiato differenti espressioni di Verduno Pelaverga del 2022, esclusa una del 2021.

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Si sono dimostrare delle assolute conferme le due etichette storiche a cominciare da Castello di Verduno che ha proposto il suo Cru Basadone, vinificato in acciaio, dal naso intenso e sfaccettato, con una beva dai tannini setosi di rinfrescante acidità, bell’armonia e persistenza. L’altro nominativo è rappresentato dalla cantina del Comm. G. B. Burlotto, unica ad avere sempre prodotto il vino sin dagli anni ’60. In vinificazione fa un passaggio del 30% della massa in botti da 10 ettolitri mai nuove. L’assaggio ci ha dato delle ampie sensazioni olfattive aromatiche, assolutamente tipiche di questo vino, per poi avere un assaggio assolutamente corrispondente all’olfatto, decisamente piacevole con i suoi tannini setosi, la freschezza e la persistenza. 

Produttori che puntano sulla valorizzazione dell’aspetto aromatico del Pelaverga

Iniziamo da Fratelli Alessandria con il suo Speziale, ottenuto anche da impianti del 1971, vinificato tra acciaio e cemento, dove ritroviamo ben espresse le sensazioni speziate e di piccola frutta rossa sia al naso che nel retrogusto. Proseguiamo con Bel Colle, vigneti del 1990 e vinificazione in acciaio, dall’approccio fruttato, con note speziate, dal gusto pieno, sapido e morbido. Segue San Biagio di La Morra, dove nel suolo delle vigne ci sono Marne di Sant’Agata, oltre ad arenaria e conglomerato. Vinificato in acciaio rilascia al naso profumi di spezie scure, poi di marasca, seguito da rosa e violetta. Il sorso, corrispondente al naso, è armonico, vellutato, fresco e persistente. La quarta cantina I Brè, realizza un Pelaverga affinato in acciaio, dalle spiccate note di pepe bianco ritmate con note fruttate sia al naso che in bocca.

A seguire proponiamo un’altra terna composta da Diego Morra, presidente dell’Associazione Verduno è, il cui vino affinato in acciaio, ha un naso dove le spezie dominano sugli altri profumi fruttati, con sentori di pepe sia bianco che rosa. Al sorso ha un profilo fragrante, con tannini setosi, ottima freschezza, con un’ottima bevibilità. La seconda cantina è quella di Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela del Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani. Il suo vino, affinato in acciaio, è connotato al naso da vellutate note di pepe, oltre che di piccoli frutti e fiori. Al palato è delicato, morbido e piacevolmente armonico. Il terzo Sui Cristalli di Arnaldo Rivera, ottenuto da due appezzamenti diversi, è vinificato in acciaio e dichiara, unico rispetto agli altri di avere fatto svolgere una fermentazione malolattica spontanea. Nel suo bouquet spicca una curiosa nota di fragola, seguita dalle tipiche note di speziate. Al sorso con i suoi tannini vellutati, la freschezza, la piacevolezza, si distingue dagli altri sinora indicati.

Produttori dal timbro stilistico differente

Potremmo poi citare altri due produttori che hanno voluto arricchire la loro gamma con un vitigno a cui erano particolarmente affezionati, dando al tempo stesso il loro timbro stilistico. Quindi citiamo Poderi Luigi Einaudi, con una vinificazione in cemento vetrificato e acciaio, con profumi di piccola frutta rossa esuberante, a cui seguono le note speziate e leggermente vegetale. Il sorso acquista, rispetto ad altre versioni prima citate, una maggior struttura, con tannini presenti, un finale abbastanza persistente. L’altra cantina è l’Antica Casa Vinicola Scarpa, con una vinificazione in acciaio, un naso mediamente intenso, dove le note speziate dominano i sentori di piccola frutta rossa, in particolare con la presenza del chiodo di garofano. Il sorso è asciutto e decisamente persistente.

Produttori non solo di Verduno

Ci hanno piacevolmente stupito due produttori del comune di Roddi: Cadia, il cui Verduno è vinificato in acciaio, dal colore più scarico degli altri, per avere poi profumi spiccatamente pepati e speziati, con nell’ingresso in bocca una piacevole morbidezza, una bella bevibilità e abbinabilità. L’altro è Gian Luca Colombo ovvero Segni di Langa che ha optato per una vinificazione in anfore di terracotta da 750 litri. Da cui si è originato un naso diverso che passa dalla fragolina di bosco all’incenso, dal pepe bianco alla lavanda, poi alla macchia mediterranea. Il sorso è concentrato, di buon equilibrio e piacevolezza.

Tutti i vini citati, salvo quelli di Rivera e di Gian Luca Colombo per interpretazioni diverse, hanno dimostrato di essere ottime interpretazione della varietà oltre a dare con una sorta di fil rouge un’ottima lettura del territorio dedicato al vitigno.

 

Credit Photo @Anastasia Florea

Giovanna Moldenhauer