Capovilla

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Passione e ricerca

Io divoro la mia esistenza con un appetito insaziabile

(Pier Paolo Pasolini).

Esistono delle persone in cui la curiosità, la passione e la ricerca della vita in tutte le sue forme sono mescolate alle membra in modo tanto fondamentale quanto inscindibile. Sono parte del corpo e dell’animo, come fossero i fili che tessono la trama di un abito. Sono il complemento della propria irrequietezza, della propria voglia di vivere, spesso assimilabile a una meravigliosa e drammatica voracità. Queste sono le persone inarrestabili, energiche, dotate di una creatività particolare che quasi sempre lambisce i lidi della genialità, fino ad approdare in essi e lì, prima o poi, fiorire. Per Vittorio Capovilla il momento della fioritura accadde ad una fiera, in occasione della quale comprò il suo primo alambicco da 60 litri. Da lì, la storia dei famosi distillati Capovilla prese il suo entusiasmante avvio.

Nasce come meccanico di macchine da Rally, Vittorio Capovilla, e diventa, nel tempo, il più famoso distillatore italiano per qualità, originalità e cura minuziosa – quasi tenera – per i propri prodotti. Era affascinato dalla distillazione, ma non solo da quella. Lui per distillare si procurava la migliore materia prima. Ma non bastava procurarsela: lui voleva andarsela a cercare personalmente, la voleva scegliere, la voleva comprendere, ne voleva intuire o semplicemente immaginare la trasformazione che sarebbe accaduta in distillazione.

All’inizio distilli tutto quello che ti cresce attorno – racconta – Io distillavo la frutta che mi procuravo in giro: raccoglievo bacche selvatiche o vecchie varietà di frutta su per le montagne, in Alto Adige o in altre zone. E tra l’87 e l’88 ho iniziato a piantare degli alberi da frutto”.

Dietro al fumo di una sigaretta gli occhi di Vittorio Capovilla brillano intensamente, di tanto in tanto, mentre spiega il funzionamento dei suoi alambicchi o mentre racconta di questa o di quella frutta.

Questo è una varietà di Sorbus – dice, indicando una cesta colma di piccoli frutti tondi e brunastri – È il Sorbus Torminalis. Con degli amici abbiamo fatto gruppo e siamo andati a raccoglierli in Umbria – sorride – Li abbiamo raccolti nei boschi”.

I suoi distillati, come ricorda lui stesso “non hanno fretta: più rimangono lì, meglio diventano”. Sì, perché un distillato di qualità non ha solo bisogno delle materie prime migliori, o dell’acqua più viva – quella utilizzata da Capovilla proviene da una sorgente sita sul Monte Grappa – ma anche di un tempo sufficientemente lungo affinchè il tutto si armonizzi ed evolva in quello che sarà l’imprevedibile risultato finale. La distillazione di Vittorio Capovilla nasce da una ricerca, ha bisogno di sfociare in passione e si tramuta in scommessa, per poi diventare dedizione e attesa. Ma senza quella curiosità che Vittorio emana ad ogni sorriso regalato, nulla di tutto ciò ci sarebbe.

Facciamo un aperitivo adesso” dice, mentre poggia sul tavolo dei tumbler bassi e fini, tenendo nella mano un sacchettino. Espande la sua espressione in un sorriso discreto e compiaciuto, ed estrae dal sacchetto due piccoli agrumi tondi e verdissimi: “Ho qui dei limoncini selvatici presi dal sottoscritto…” Li ha raccolti a Guadalupa, l’isola caraibica dove produce il suo incredibile Rhum, ottenuto direttamente dal succo della canna da zucchero puro. Anche in questo caso Vittorio Capovilla non si è sottratto all’esplorazione e alla sperimentazione, per testare differenti fermentazioni e distillazioni fino a trovare quella migliore, in grado di fargli ottenere il suo Rhum ‘diverso’, il suo ‘Rhum Rhum’.

Con un coltellino incide la buccia dei limoncini selvatici e ne ricava delle scorzette, che servono per insaporire e profumare l’aperitivo ‘alla maniera di Capovilla’: Rhum, ghiaccio e scorzette di limoncino selvatico. Nient’altro. Nient’altro poiché non serve, poiché altro sarebbe superfluo e deviante, quasi oscurante di qualcosa che non è solo buono ma è persino raro. Un Rhum dotato di una morbidezza e di un’eleganza che, se accompagnate da altro, ne sarebbero mortificate. L’armonia delle sue parti giustifica ogni tentativo e ogni esperimento, dando valore al tempo che lo ha reso tale. Un Rhum, insomma, che finisce molto in fretta. “Ne vuoi un altro?”. E sorride, ancora una volta.